Premessa
Il Carso di Monfalcone durante il XX secolo ha subito profonde ferite: la Prima Guerra Mondiale , la Guerra Fredda, le servitù militari , il confine tra est europeo e occidente (la Cortina di Ferro), l’autostrada A4 . Oggi però rappresenta un'area di grande valore storico (i castellieri, la Rocca di Monfalcone , le trincee , le caverne di guerra, le “opere" della fanteria d'arresto ), naturalistico (la landa carsica , il bosco e la boscaglia carsica , le pinete di rimboschimento, la flora mediterranea e balcanica) e geologico (i fenomeni carsici epigei e ipogei, il sistema dei laghi carsici di Pietrarossa e Doberdò ).
Percorrendo le alture carsiche alle spalle di Monfalcone è possibile visitare il
Parco Tematico della Grande Guerra . E’ stato aperto al pubblico nel 2005 e copre una superficie di circa 4 kmq. Offre ai visitatori tre diversi ambiti per scoprire i luoghi dove si svolsero diverse battaglie tra il giugno del 1915 ed il maggio del 1917.
Interessante anche la presenza dei
castellieri la cui storia affonda in tempi remoti. Sono cinque i villaggi fortificati risalenti all'età del Bronzo testimoni di una società pastorale stanziale: la Gradiscata, le Forcate, la Rocca, il Golas e la Moschenizza. Posti ad una quota di 60 m slm sono in comunicazione visiva tra loro.
L’altopiano carsico che si estende tra il paese di Doberdò, l’omonimo lago e le cime dei
monti Cosici e Debeli è stato utilizzato come area di addestramento per i carrarmati durante gli anni della Guerra Fredda. Tutt’oggi qua è là sono ancora presenti svariate opere difensive (fortificazioni, osservatori, ecc.).
Il
lago di Doberdò è uno dei pochi esempi in Europa di lago carsico . Le portate dei fiumi Vipacco e Isonzo influenzano il livello delle sue acque alimentate attraverso il sistema ipogeo del Carso goriziano. Altri rari esempi di sistemi umidi carsici sono il lago di Pietrarossa e la palude di Sablici .
L’anello qui proposto, quasi totalmente off-road (sono solo due i km d’asfalto), vi permette di “interagire” con tutti questi elementi.
Carso 2014+ è il progetto nato dalla volontà della ex Provincia di Gorizia che ha come scopo quello riscoprire il Carso (dallo sloveno kras o krs che significa roccia, pietra) come luogo in cui si fondono elementi unici del paesaggio e della memoria storica legata ai siti che furono teatro della prima guerra mondiale. Alcuni percorsi tematici intendono valorizzare la storia, la memoria e l’ambiente circostante e promuovere un turismo culturale consapevole delle vicende storiche e delle risorse ambientali e paesaggistiche del territorio.


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Altimetria


Descrizione
Partiamo da Jamiano dove troviamo varie possibilità di parcheggio.
Procediamo in direzione Trieste ed in prossimità del curvone abbandoniamo l’asfalto e scendiamo sulla sterrata a dx (
Sentiero dei Castellieri).
Nei primi 250 m incontriamo alcune diramazioni sia a destra che a sinistra che dobbiamo trascurare.
Continuiamo quindi sulla principale e in discesa, attraversando la tipica boscaglia carsica, raggiungiamo la depressione che ospita il lago di Pietrarossa. Siamo all’interno della
Riserva Naturale Laghi di Doberdò e Pietrarossa.
Giunti sotto le pendici del monte Debeli, continuiamo a sx nel punto in cui un’ampia sterrata si innesta da destra (è la vecchia strada militare che collegava i laghi di Doberdò e Pietrarossa).
Dopo un centinaio di metri prestiamo attenzione perché dobbiamo imboccare a sx l’evidente tratturo (segnavia CAI 81) che, con facili saliscendi, ci porterà al sottopassaggio dell’autostrada A4.
Il tratturo costeggia il lago di Pietrarossa che si trova a qualche decina di metri ma è ben protetto dalla boscaglia e perciò non visibile e difficilmente accessibile.
Appena sottopassata l’autostrada svoltiamo a dx ed affrontiamo una breve e ripida rampa in cemento. In prossimità del tornante andiamo dritti ancora in salita per circa 200 m. Questa breve deviazione ci permette di ammirare dall’alto il
lago di Pietrarossa , incastonato in un ambito naturale di pregio anche se a ridosso dell’autostrada. Questo è l’unico punto da cui ammirare lo specchio d’acqua e la ricca fauna stanziale e migratoria che lo popola.
Ritorniamo indietro ed in prossimità del tornante in cemento procediamo a dx e subito dopo a sx in leggere discesa (segnavia CAI 81).
In leggero saliscendi
attraversiamo la zona umida delle Paludi di Sablici , alimentate dal fiume Moschenizza, emissario del lago di Pietrarossa. In periodo di acque abbondanti il bosco sottostante al tratturo è immerso nell’acqua per cui l’ambiente è decisamente suggestivo .
Sbuchiamo sulla sterrata proveniente dal
Lisert (segnavia CAI 83). Svoltiamo a dx in leggera salita, aggiriamo la staccionata e proseguiamo. Dopo circa 300 m al bivio andiamo a dx seguendo l’indicazione del sentiero CAI 83.
In salita raggiungiamo un incrocio a T: sterziamo a dx.
Ci troviamo ora sulle alture alle spalle di Monfalcone che ospitano il
Parco Tematico della Grande Guerra.
Pedaleremo quasi sempre immersi nella vegetazione
che va dalla boscaglia carsica alle specie tipiche della flora mediterranea e centro-europea quali il pino nero, il pino d'Aleppo, il carpino e la roverella.
Tralasciamo tutte le diramazioni provenienti da destra e, dopo circa 500 m, raggiungiamo un incrocio a T. Qui troviamo le indicazioni dei percorsi del
Nordic Walking Park Monfalcone che sfrutta il labirinto di strade e sentieri che solcano queste alture.
Svoltiamo a sx e dopo pochi metri arriviamo ad uno slargo su cui convergono vari tratturi. Andiamo dritti tralasciando la diramazione di sinistra dalla quale scenderemo tra poco e quella che scende a destra.
Stiamo percorrendo il periplo di
Quota 77 o Cima Sablici, la principale posizione difensiva dell'Austria-Ungheria vicino al mare dopo la sconfitta nella Sesta Battaglia dell'Isonzo. Ancora oggi possiamo vedere le trincee e le postazioni per mitragliatrici e lanciabombe .
Fermiamoci più volte per ammirare il golfo di Monfalcone, la foce del fiume Timavo
, le grandi navi passeggeri in costruzione presso il Cantiere Navale Fincantieri e le alture carsiche a est .
Proseguendo trascuriamo la diramazione che scende ripida a destra e rientriamo nella pineta. Dopo alcune decine di metri svoltiamo decisamente a sx su sentiero e in breve siamo nuovamente fuori da bosco. Possiamo nuovamente goderci la vista del mare percorrendo ancora una volta in senso inverso le pendici di Cima Sablici, ma da posizione più elevata. Un ingresso posto nella trincea ad est ed un altro situato sul versante ovest del cucuzzolo
suggeriscono la presenza di un bunker sotterraneo. Tali strutture da “Guerra Fredda” sono state utilizzate dalla Fanteria d'Arresto fino al 1991.
Poco dopo essere rientrati nel bosco incrociamo il tratturo abbandonato poche centinaio di metri fa e scendiamo a sx.
Al termine della breve e ripida discesa ci ritroviamo nello slargo già precedentemente attraversato: andiamo verso dx, tralasciamo la diramazione a destra dalla quale siamo precedentemente usciti e proseguiamo dritti.
Pedaliamo per poco meno di 200 m e giungiamo ad un trivio in una splendida pineta il cui sottobosco in autunno si tinge di sgargianti colori che sfumano dal rosso al giallo
: saliamo a sx.
Dopo un centinaio di metri abbandoniamo il tratturo ed imbocchiamo a dx il sentiero che sale a Quota 85
. Subito dopo incontriamo il primo consistente sistema trincerato risalente al primo conflitto mondiale .
Ad un certo punto facciamo una breve deviazione a sx per visitare la
zona monumentale di Quota 85 dedicata nel dopoguerra a Enrico Toti, patriota italiano che combatté nelle file dei Bersaglieri da irregolare in quanto privo di una gamba. L'area è caratterizzata da un viale con diversi cippi che commemorano, oltre al suddetto bersagliere, altre medaglie d’oro cadute sulle alture di Monfalcone e diversi reparti che qui hanno operato durante la Prima Guerra Mondiale.
Ritornati sui nostri passi proseguiamo verso nord e giungiamo nei pressi dell’imponente
Trincea della Selletta , in buono stato di conservazione e magnificamente incastonata nella vegetazione carsica che d’autunno si tinge di colori sgargianti . Il trinceramento in roccia fu realizzato dai reparti italiani nell’agosto del 1916 sul precedente scavo austriaco. Fu l’elemento di collegamento tra le quote 121 e 85 e per più di un anno risultò invalicabile alle truppe italiane.
Una volta giunti ad un incrocio dove convergono ben 5 strade, prendiamo non la prima a sx ma la seconda che sale decisa. Al termine delle dura salita incrociamo il sentiero 84 che percorriamo andando a dx. Dopo circa 300 m di leggera salita imbocchiamo a sx il sentiero che in breve porta alla
Cima di Pietrarossa.
Siamo in uno dei principali ambiti del
Parco Tematico della Grande Guerra: la ridotta di Quota 121. Troviamo un articolato sistema trincerato e ricostruzioni di ambienti a scopo didattico ; interessanti anche le numerose “iscrizioni di guerra” realizzate dai reparti impegnati nei lavori. La quota 121 e la più alta delle alture di Monfalcone. Fu caposaldo austriaco assieme alla quota 85 e per più di un anno fu un ostacolo insuperabile per le truppe italiane.
Continuando per una cinquantina di metri raggiungiamo la vetta vera e propria dove nella preistoria sorgeva un
castelliere.
Ritorniamo sul sentiero 84 e scendiamo velocemente ad un quadrivio dove svoltiamo a dx.
Volendo allungare l’itinerario (rendendolo ancor più impegnativo...) per scoprire un’altro ambito del Parco Tematico della Grande Guerra, al quadrivio bisogna proseguire dritti in discesa ed all’altezza di un tornante andare a dx per circa 500 m. Si raggiunge così la Trincea Joffre che univa la stazione ferroviaria di Monfalcone con la Quota 98. Durante lo scavo venne fortuitamente scoperta la cosiddetta Grotta Vergine, grande cavità sotterranea che costituì un ottimo riparo per le truppe italiane contro i colpi di cannone avversari. Lungo la trincea si trova anche la Grotta dei Nottoli o Pipistrelli. Le due cavità erano in grado di dare riparo a circa 500 soldati.
Pedaliamo per lungo tratto lungo il sentiero 84 che sale e scende abbastanza ripido nel tratto centrale. Dobbiamo solo tralasciare una diramazione proveniente da destra, dopo la quale possiamo visitare la
Trincea Cuzzi , e andare a sx-su in corrispondenza di un bivio.
Giungiamo così ad un quadrivio. L’ampia sterrata a destra scende diritta verso l’autostrada tra due muretti a secco (di lì scenderemo fra poco). Andiamo a sx e dopo pochi metri imbocchiamo a dx il sentiero 84 (non pedalabile negli ultimi 20 m) che ci porta sul terrapieno che circonda la
Rocca di Monfalcone: percorriamolo in senso orario. Si ritiene che la Rocca sia stata edificata da Teodorico, re degli Ostrogoti, intorno al 490. Attualmente ospita un percorso espositivo facente parte della Sezione paleontologica del Civico Museo del territorio. Dall'alto la vista si estende sulla città, il cantiere navale, il mare .
Imbocchiamo la ripida discesa in asfalto ed all’altezza del tornante la abbandoniamo per imboccare a destra la carrareccia del sentiero 82.
In piano ritorniamo al quadrivio di prima
dove svoltiamo a sx e scendiamo velocemente fino alla rete di recinzione dell’autostrada. Qui giriamo a sx, teniamo la dx e sottopassiamo l’autostrada.
Poco oltre ecco a sinistra la sterrata che sale verso la piana di Doberdò del Lago che affronteremo tra poco. Andiamo invece avanti dritti per circa 500 m, passando accanto al
Centro Visite dei laghi di Doberdò e Pietrarossa, fino ad incontrare sulla dx un sentierino (cartello di divieto di pesca) che ci porta sul fiume Moschenizza , stavolta immissario del lago di Pietrarossa. La particolarità del luogo consiste proprio nell’acqua, oltremodo limpida, che in ambiente carsico è piuttosto difficile veder scorrere in superficie.
Torniamo indietro e prendiamo a dx l’impegnativa salita che ci porta sull’altopiano di Doberdò del Lago.
La salita termina in corrispondenza di una vera e propria rotonda
dalla quale si dipartono varie sterrate e sentieri: prendiamo la sterrata di sx che scende leggermente.
Dopo un centinaio di metri affrontiamo l’ennesima deviazione svoltando a sx. Ricordiamoci che dobbiamo ritornare in questo punto (chiamiamolo "A").
Percorriamo un tratto non molto ripido ma impegnativo in quanto tipicamente “carsico”.
Proprio al termine della salita imbocchiamo a sx il sentiero 80
che poco dopo si fa ripido e tecnico e porta in cima al Monte Cosici.
La vista da questa altura spazia praticamente a 360° verso il mare Adriatico
, la laguna di Grado, la Pianura Friulana , le Alpi , il Carso. Decisamente un belvedere.
Scendiamo dalla vetta e ritorniamo al punto "A".
Dopo 600 m, in corrispondenza di uno slargo, svoltiamo a dx. All’inizio del tratturo un cartello potrebbe avvisarci che stiamo entrando in un’area temporaneamente concessa al pascolo. Pedaliamo in leggera salita e giunti ad un bivio molto evidente proseguiamo a dx. Dopo lo scollinamento inizia la veloce discesa che termina sulla strada comunale che collega Doberdò del Lago e Jamiano. Da più punti è possibile ammirare la depressione che ospita il
lago carsico di Doberdò e la parete di roccia che lo sovrasta su cui è incastonato il rifugio CAI di Casa Cadorna .
Procediamo su asfalto in direzione Jamiano e, dopo un curvone verso sinistra, imbocchiamo a dx l’ex strada militare che sale e collega i due laghi. Durante la Grande Guerra la strada era un'importante collegamento tra le retrovie e veniva utilizzata per il trasporto di mezzi, armamenti e persone.
Proprio al termine della facile salita imbocchiamo a sx l’ampio sentiero 72 che con 4 tornanti si inerpica deciso verso la cima dell’Arupacupa.
Superata la sella e scesi leggermente di quota per alcune centinaia di metri giungiamo ad un incrocio a T. Svoltiamo a sx ed affrontiamo la difficile salita, sia per la pendenza ma soprattutto per il fondo accidentato, che ci porta proprio sotto la cima del monte.
Scendiamo dalla bici e risaliamo a piedi gli scalini in pietra
per raggiungere la sommità dell’Arupacupa (Gorjupa Kupa, quota 144) dove si trovano monumenti commemorativi dei duri combattimenti degli anni 1916 e 1917 e dalla quale si ha un bel panorama del Golfo di Trieste , del Carso e delle Alpi Giulie. Questa cima fu un fondamentale osservatorio avanzato dei comandi italiani i quali vi installarono persino una potente fotoelettrica per illuminare di notte le trincee avversarie.
Le fatiche sono terminate. Non ci resta altro che inforcare nuovamente la nostra MTB e scendere in “picchiata” verso Jamiano dove l’anello si chiude
.