L'ascesa al monte Sabotino, da qualsiasi parte la si voglia affrontare, è comunque una bella impresa (le pendenze sono molto pronunciate). La soddisfazione che però si proverà dopo tanta fatica sarà immensa, perché il Sabotino è un luogo straordinario. Il vastissimo panorama che spazia dalla valle del Vipacco, al Carso Isontino, alla pianura friulana, al mare Adriatico, al Collio, alla cerchia alpina, allo stretto corso dell'Isonzo e all'altopiano di Tarnova è qualcosa di unico. Tutto il monte è pregno dei ricordi lasciati dagli importanti avvenimenti storici che hanno segnato questi luoghi: le battaglie della Prima Guerra Mondiale, di cui rimangono le trincee e le gallerie cannoniere scavate dagli austro-ungarici (alcune percorribili con facilità in quanto attrezzate ed illuminate direttamente dalla luce del sole), e la cortina di ferro che passava proprio per la linea di vetta e di cui ne sono testimonianza le due casermette jugoslava e italiana e, fino a pochissimi anni fa, i reticolati ed il filo spinato . Testimone postumo delle vicende belliche del secondo conflitto mondiale, una sorta di dazio per la sconfitta subita, è la cosiddetta Strada di Osimo : una strada che collega tutt'oggi due località della Slovenia ma attraverso il territorio italiano. Molto interessante il sito dell'eremo cinquecentesco di San Valentino . E per chi ama le fioriture, giugno è un mese eccezionale .
L'itinerario transfrontaliero prevede lo sconfinamento dall'ex valico agricolo di San Valentino, che prima dell'ingresso della Slovenia nell'area Schengen poteva essere superato solo dai possessori di un particolare lasciapassare, percorre un tratto della Strada di Osimo, si arrampica fino alla strada panoramica slovena, raggiunge la ex caserma jugoslava, sconfina in Italia, tocca la casermetta italiana, e l'eremo di San Valentino e infine con entusiasmante discesa, meglio dire picchiata, raggiunge il Parco di Piuma-Isonzo, punto di partenza di questo stupendo tracciato.
Carso 2014+ è il progetto nato dalla volontà della Provincia di Gorizia che ha come scopo quello riscoprire il Carso (dallo sloveno kras o krs che significa roccia, pietra) come luogo in cui si fondono elementi unici del paesaggio e della memoria storica legata ai siti che furono teatro della prima guerra mondiale. Alcuni percorsi tematici intendono valorizzare la storia, la memoria e l’ambiente circostante e promuovere un turismo culturale consapevole delle vicende storiche e delle risorse ambientali e paesaggistiche del territorio.
Descrizione
Punto di partenza di questo itinerario è il parcheggio del Parco di Piuma-Isonzo che si raggiunge, provenendo dal centro di Gorizia, percorrendo viale XX Settembre, superando il ponte sull'Isonzo e girando a sx; è subito lì, sulla sinistra, vi è anche una pesa pubblica.
Usciamo dal parcheggio andando a dx verso lo spartitraffico, dove svoltiamo a sx in direzione San Floriano/Oslavia e procediamo in salita passando a fianco della chiesa di San Pio X. La strada poco dopo spiana e raggiungiamo così la piazzetta della frazione di Piuma (km 0,9), dopo la quale notiamo sulla destra la strada con indicazione San Mauro dalla quale giungeremo al ritorno. Proseguiamo dritti in leggera salita fino al tornante (km 1,3) dal quale si stacca sulla dx una rotabile che dobbiamo imboccare. Dopo un brevissimo tratto in salita si affronta un tratto in discesa che termina in corrispondenza di un ponte (km 2,5), dove la strada svolta a sinistra e prosegue in piano (località Groppai) fino all'ex confine agricolo di San Valentino (km 3,6). Superiamo il valico e proseguiamo sempre dritti fino al punto in cui la rotabile si innesta sulla Strada di Osimo (km 4,6): andiamo a sx dritti. Percorriamo con attenzione questo tratto trafficato, prima in piano e poi in leggera salita, fino a raggiungere la pensilina di una fermata d'autobus (km 6,2): giriamo a dx in salita verso Podsenica seguendo le tabelle rosse "Sabotin". Le pendenze sono subito molto impegnative. Poco prima del termine del tratto asfaltato (km 7,1) l'erta offre un attimo di tregua . Inizia lo sterrato (km 7,2) e dopo un centinaio di metri ad un bivio si prosegue a sx-dritti (indicazioni "Sabotin"). Dopo alcune centinaia di metri di salita di medio impegno si raggiunge un altro bivio (km 7,6): girare a sx (seguire ancora le indicazioni "Sabotin"). Al km 8,0 incontriamo un altro bivio: svoltiamo a dx. Affrontiamo ora il tratto più duro di tutto l'itinerario, sia per il fondo sassoso che per la pendenza molto accentuata, che senza offrire un attimo di respiro ci permette di raggiungere la strada panoramica del Sabotino (km 8,8) . Saliamo sull'asfalto e proseguiamo a dx-dritti.
La splendida rotabile alterna tratti in falsopiano a brevi tratti di salita di medio impegno. Lungo la strada incontriamo due grandi piramidi di pietra erette negli anni '30 durante il periodo fascista; sono posizionate nel punto da cui i battaglioni dei generali Gagliani e Del Bono partirono alla conquista del Sabotino durante la Sesta Battaglia dell'Isonzo, operazione che gettò le basi per la successiva conquista di Gorizia.
Superato un tornante sinistroso (km 11,0) affrontiamo l'ultimo tratto di salita impegnativa che ci porta alla ex caserma jugoslava (km 11,9).
Oggi la struttura ospita il rifugio alpino della sezione di Brda del Club alpino sloveno e funge anche da punto informazioni, ristoro e piccolo museo. Alla destra del cancello d'ingresso all'ex area militare si diparte il sentiero che consente di accedere ad un articolato sistema di gallerie su più piani utilizzate sia dagli austro-ungarici che dagli italiani (fantastica la "finestra" sul Santuario del Monte Santo ) e di raggiungere la cima del Sabotino . Lungo il sentiero che segue la linea di cresta e dal quale lo sguardo precipita a picco verso il sottostante corso del fiume Isonzo , all’altezza del cippo di confine "54/13C" una traccia poco marcata a destra dopo soli 50 metri consente di raggiungere l'ingresso della caverna di Comando dell'8^ divisione italiana; trattasi di una galleria di notevole lunghezza che permette di giungere ad un osservatorio il cui pavimento è ancora piastrellato.
Dal piazzale a nord dei due edifici della ex caserma (un tempo occupato da un campo di basket "alla Mordillo" ) un sentiero conduce alla Caverna delle 8 cannoniere. Si tratta di una galleria scavata dall'esercito italiano dalla quale si dipartono da un lato i varchi verso le 8 postazioni per i cannoni e dall'altro lato i collegamenti con il parallelo camminamento esterno; la galleria termina con un osservatorio verso il Monte Vodice.
Dopo aver goduto della meritata pausa e del vastissimo panorama che si gode dal piazzale, ripercorriamo a ritroso la strada dell'andata fino al 3o tornante (km 12,8). Qui imbocchiamo l'ampio sentiero pianeggiante , in breve superiamo il confine, entriamo in territorio italiano e raggiungiamo la strada militare (km 13,0) che porta alla caserma italiana : andiamo a sx dritti. Percorriamo alcune centinaia di metri in piano fino a raggiungere il tornante sinistrorso (km 13,4) dal quale si diparte lo sterrato che porta all'eremo diroccato di San Valentino e che percorreremo al ritorno. Svoltiamo invece a sinistra e affrontiamo gli ultimi 500 m di durissima salita che portano al cancello della casermetta italiana (km 13,9). Scendendo dalla bici e facendo alcuni passi lungo la recinzione è possibile godere del fantastico panorama di cui abbiamo parlato nella premessa: non esiste miglior cartolina che descriva quanto è bella la nostra conca e i rilievi che la circondano. Da notare, sotto la linda del tetto della casermetta, i tre grandi pannelli luminosi tricolori che disegnano la bandiera italiana quando cala l'oscurità; quando le luci a LED ancora non esistevano, il tricolore veniva illuminato da tre grandi vetrate luminose .
Ritorniamo in sella, controlliamo i freni e scendiamo in picchiata fino al tornante contrassegnato con la tabella "6o tornante" (km 14,4). Abbandoniamo l'asfalto e imbocchiamo di fronte a noi il bel tratturo che porta ai ruderi dell'eremo cinquecentesco di San Valentino, meta di assidui pellegrinaggi fino a quando, con l’avvento dell’Illuminismo, l’Imperatore Giuseppe II ne decretò la soppressione e conseguentemente il totale abbandono. Dopo un impegnativo strappo arriviamo ad uno piccolo slargo in mezzo al bosco (km 14,9): svoltiamo a sx in salita e dopo 200 m giungiamo alla chiesetta (km 15,1), di cui rimangono le pareti perimetrali , l'abside e l'altare in pietra . Il posto è eccezionale per lo straordinario panorama ma anche per l'ubicazione dei vari edifici che costituivano l'eremo: i resti della chiesa si trovano in territorio sloveno (un cippo di confine è al centro del sagrato della chiesa! ) mentre i resti degli edifici del soggiorno e delle fattorie si trovano in territorio italiano. Non per nulla era uno dei luoghi scelti dal filosofo Carlo Michelstaedter per le sue meditazioni. Voltando lo sguardo verso nord, notiamo la suggestiva sequenza di cippi che disegnano la linea di confine .
Dopo aver riempito la card della fotocamera, risaliamo sulla bici e ripercorriamo a ritroso il tratturo fino al tornante di prima (km 15,8): saliamo sull'asfalto e proseguiamo a sx-dritti in piano. Al tornante n.5 ha inizio l'adrenalinica discesa lungo la quale troveremo molti spunti per le ultime foto panoramiche .
Al tornante n.3 scendiamo per un attimo dalla bici ed imbocchiamo a piedi il sentiero che in poche decine di metri ci consente di raggiungere l'ingresso di una galleria . L'elegante portone di pietra fu asportato da una casa. Le iscrizioni sono tra le più raffinate eseguite nel corso della Grande Guerra; sono riportati l'indicazione completa del reparto alloggiato al suo interno (18° Batteria da 105mm del 2° Reggimento pesante campale), l’aquila sabauda e la firma dell’autore (soldato Giuseppe Boccara, classe 1885). La lunga galleria in salita era dotata di postazioni per pezzi di artiglieria da 105 mm rivolti ad est verso le posizioni austriache del Monte San Marco.
Risaliamo in sella e dopo poche centinaia di metri raggiungiamo il cavalcavia sulla Strada di Osimo (km 18,0), lo superiamo e continuiamo in ripida discesa.
Giungiamo così al cartello della località San Mauro (km 18,4) dove la strada spiana per alcune decine di metri. Dopo aver superato il cartello che preannuncia una discesa con pendenze al 20%, anche se siamo in discesa, innestiamo un rapporto molto agile perché dobbiamo imboccare sulla sx (km 18,7), in mezzo a due case (indicazioni per Cimitero e Parrocchia), una stretta e ripida rotabile in salita. Dopo un centinaio di metri scolliniamo e, tenendo la dx, affrontiamo la ripidissima discesa che in breve tempo ci porta ad un incrocio a T (km 19,4) in località Castel San Mauro.
Alzando lo sguardo, di fronte a noi notiamo la "skyline" di Nova Gorica mentre a destra in lontananza si stacca la sagoma dell'Ossario di Oslavia . Giriamo a dx su strada bianca. Dopo un tratto di salita di medio impegno raggiungiamo la strada Piuma-San Mauro (km 20,2): giriamo a sx in discesa. Al termine della discesa (km 21,3), subito dopo un ponticello, la pendenza si inverte: è l'ultimo sforzo della giornata, poco più di 300 m. Finalmente la strada spiana e, seguendola, arriviamo allo stop nei pressi della piazza della frazione di Piuma (km 22,3), chiudendo così il circuito. Svoltiamo a sx e percorriamo a ritroso il primo tratto di questo itinerario fino a raggiungere lo spartitraffico prima del ponte sull'Isonzo (km 23,1): giriamo a dx ed eccoci al parcheggio (km 23,2). Fatica terminata. Ma ne valeva veramente la pena.
Assolutamente un must.